La risposta è no!

Fra Stefano è un religioso, un frate dei Servi di Maria molto attivo sui social-media (su YouTube conta oltre 80.000 iscritti al suo canale). Dei suoi numerosi video, che, a dire il vero, in passato seguivo con interesse, mi ha colpito questo: “A volte la risposta è no!”

E’ legittimo chiedersi perché davanti ad una richiesta accorata di aiuto la risposta di Dio è:”No!”. E’ biasimevole domandarsi perché un Padre, buono, amorevole, onnipotente, nega l’aiuto ai propri figli?

A questa domanda non riesco a trovare una risposta che mi soddisfa. Perché la risposta è no? Perché il Padre rimane indifferente davanti alla sofferenza di un proprio figlio? Quale Padre negherebbe l’aiuto a un bambino con una malattia terminale o resterebbe silenzioso sentendo le urla di disperazione di un proprio figlio? Un umano, ecco, un umano sarebbe capace di tale nefandezza, non un Dio Padre.

Non rispondetemi che anche Gesù è morto in Croce, conosco bene la storia ed è molto diversa da quella di un reparto pediatrico oncologico, ma non solo, le urla di dolore arrivano da ogni parte della terra. Li, in quel reparto ospedaliero, ci sono esseri umani indifesi nati in un mondo profondamente ingiusto, ma proprio li si scioglierebbe anche il cuore più duro, anche quello di qualsiasi umano avvezzo a ogni tipo di violenza. La Croce, per come viene raccontata da due millenni, è stata la scelta di una persona adulta e consapevole, mentre ai bambini indifesi (e non solo), il calvario viene imposto.

La sofferenza andrebbe bandita, vietata, distrutta, cancellata dalla nostra galassia, a meno che l’inferno non sia qui ed ora e questo passaggio, spesso irridente e doloroso, non sia l’espiazione di errori nei quali si è caduti chissà dove e quando, oppure, molto semplicemente, il dolore è parte dell’esistenza. Allora, per cortesia, non inventiamo storie di paradisi, premi e cotillon oltre la vita. La vita è semplice, si nasce, si cresce e, nell’intervallo tra la nascita e la morte, ad alcuni capita di soffrire più di altri, altri ancora soffrono per tutta la vita, breve o lunga che sia.

Quindi, non voglio sentire sciocchezze, non è vero che spesso la risposta non corrisponde a quello che noi chiediamo. La realtà è che la domanda rimane senza risposta e ci sentiamo soli e abbandonati. E non rovesciamo il problema affermando che forse noi non siamo capaci di ascoltare e che Dio ci ascolta sempre. Può Dio, davanti alla sofferenza, articolare incomprensibilmente le risposte?

Leggevo spesso Matteo (Mt 6, 5-15) e mi chiedevo:” Perché il Padre non mi risponde”.

Io conosco la sofferenza, l’ho assaporata amaramente decine di volte. Ogni volta speravo fosse l’ultima e sono passati anni, tanti, troppi, nei quali a lunghi periodi di tranquillità si sono alternate le tenebre. Ore di preghiere e adorazioni davanti a un tabernacolo muto, ad un crocifisso silenzioso, in chiesa, solo e in compagnia, avvolto dal dolore che mi schiacciava come un macigno trasformando la realtà in un terribile incubo. Sorridente con gli altri e distrutto nell’animo. Dov’era Dio, ditemelo, dov’era?

La religione è uno specchio per le allodole, dona vane speranze e illusioni attribuendo potere, prestigio e ricchezza ad altri essere umani, che nulla sanno e nulla possono. Una fede pagata a caro prezzo, un grande inganno che sembra mitigare il dolore e la paura del nulla dopo la morte.

Mentre il resto dell’umanità sta ancora gingillandosi con fantasie e film sul virtuale, la Chiesa non solo ha realizzato per prima la realtà virtuale, ma l’ha addirittura resa reale affermando una simbiosi del divino con l’elemento umano in una sorta di architettura client-server come avviene nel film Matrix*.

*Bruno Ballardini, Gesù lava più bianco, ovvero come la Chiesa invento il marketing, ed. Minimim fax, 2018, Roma, pag. 75,

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