Il francescano da 300.000 euro l’anno

I quotidiani odierni dedicano grande spazio al voto col quale gli iscritti al Movimento 5 stelle hanno esautorato il presunto elevato, il bodhisattva, l’illuminato. Lo Statuto dei 5S, all’art. 12, istituisce il ruolo del Garante, quale “custode dei Valori fondamentali dell’azione politica del Movimento 5 Stelle” ruolo che “esercita con imparzialità, indipendenza e autorevolezza” in virtù delle prerogative riconosciutegli dal medesimo Statuto. Il ruolo è monocratico ed il suo titolare, Beppe Grillo, eletto a tempo indeterminato, ha “il potere potere d’interpretazione autentica, non sindacabile”, delle norme dello Statuto (Sigh).

Tra i valori fondamentali del Movimento c’è il “confronto democratico e le più intense modalità di scambio di idee, di opinioni e di valutazioni tra i propri Iscritti”, a questi ultimi è riconosciuto “un effettivo ruolo di indirizzo e determinazione delle scelte fondamentali per l’attività politica dell’Associazione”. L’Assemblea, formata da tutti gli iscritti al Movimento può, tra l’altro e nell’esercizio della democrazia diretta e/o partecipata, deliberare la modifica dello Statuto del Movimento qualora vi abbia partecipato almeno la maggioranza assoluta degli iscritti aventi diritti di voto. Successivamente, entro 5 giorni decorrenti dal giorno della pubblicazione dei risultati delle votazioni sul sito dell’Associazione delle votazioni, il Garante può chiedere la ripetizione della votazione che, in tal caso, s’intenderà confermata solo qualora abbiano partecipato alla votazione almeno la metà più uno degli Iscritti aventi diritto al voto.

La questione, a questo punto, diventa più complessa. A prescindere da come andrà la nuova votazione, prevista per i primi di dicembre p.v., stante il fatto che Beppe Grillo ne ha chiesto, in qualità di Garante, la ripetizione, non si possono non rilevare alcuni punti critici. Il primo è, a mio avviso, il duplice potere conflittuale del Garante; questo può chiedere  all’Assemblea, che ha già deciso in prima votazione di abolire tale figura monocratica, di pronunciarsi nuovamente. Il diritto gli è attribuito, evidentemente, per tutelare le proprie prerogative rispetto all’Assemblea degli iscritti che, non dimentichiamolo, rappresenta il cuore pulsante del Movimento. Avrei compreso la doppia votazione se lo Statuto l’avesse prevista a prescindere dalla volontà del Garante, non la comprendo se è lo stesso Garante a chiederlo all’Assemblea. Quale sarà il nuovo quesito sottoposto agli iscritti? Non so, lo immagino del tipo:” Avete già deciso di abrogare la figura del Garante, ma siccome lui non è pienamente convinto, vi dispiace votare nuovamente e dirci cosa volete fare?” Segue una risposta aperta. 

L’altro problema – il riferimento è al suddetto diritto attribuito al Garante dall’art. 10 lettera i) dello Statuto –  che riguarda un conflitto d’interesse grande come una casa, è l’aspetto economico; leggo sui giornali che il Garante percepisce, ad oggi, circa 300.000 euro l’anno per svolgere la sua funzione. Per quanto si possa cercare d’immaginare il ruolo statutario differenziandolo dalla persona che lo riveste, presupponendo che quest’ultima non agisca in conflitto col ruolo ricoperto, appare evidente, senza che ci ricamiamo sopra, che 300.000 euro l’anno sono una bella somma e non ci si rinuncia facilmente se si ha la possibilità di difendere il privilegio di percepirla. Quindi è assolutamente pacifico che gli iscritti si chiedano se quella che vuole tutelare Beppe Grillo è la figura statutaria del Garante o il citato aspetto economico. Neanche il Presidente della Repubblica Italiana, che ha delle responsabilità e degli impegni ben più pregnanti del Garante dei 5S, percepisce un assegno tanto sostanzioso. Penso che sia questo, così mi sembra di percepire leggendo i commenti di vari blog, uno dei motivi che ha spinto tanti appartenenti al Movimento a votare per l’abolizione di tale funzione. Non si può gridare che si vuole giustizia, o promuovere il V-Day, solo per atteggiarsi a giustiziere sociale, dimenticandosi che la giustizia è anche quella economica, che si riverbera su quella sociale nel suo complesso, ed è fatta di moderazione e di rispetto verso gli iscritti, molti dei quali a fronte di tanto impegno non hanno mai intascato un euro, anzi, hanno contribuito, anche con piccole donazioni, alle necessità del Movimento. 

Concludendo, non penso la scelta degli iscritti al Movimento sia solo una questione politica legata a decisioni sbagliate di Grillo – ad esempio, su vari blog ho letto decine di accuse sull’errato accordo con Mario Draghi –  o alla narrata guerra di potere ormai non più sotterranea tra Grillo e Conte, così come al limite dei 2 mandati o al divieto assoluto di accordi con altri partiti. Penso, invece, che la scoperta di questo sostanzioso contratto abbia disilluso molti iscritti i quali, da un giorno all’altro, hanno capito che non si combatte solo per un ideale, a volte c’è qualcosa di più cospicuo sotto il saio.

 

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