Bimbominkia

Qualche giorno fa ho acquistato e iniziato a leggere il libro, edito da PaperFirst, intitolato “Fratelli di chat – storia segreta del partito di Giorgia Meloni*”. Il testo, di Giacomo Salvini, ripercorre un periodo di tempo abbastanza lungo, dal 2017 al 2024, che riguarda i rapporti interni al partito dell’attuale Presidente del Consiglio dei ministri. Il giornalista si è avvalso anche di alcune chat WhatsApp di gruppo del partito Fratelli d’Italia, che qualcuno,  non i soliti poveri comunisti, ha ritenuto opportuno diffondere coram populo.

Il diritto d’autore dell’opera non mi permette di riprodurre parti del volume, posso però, seppur brevemente, illustrare la prima impressione che ho avuto nel leggere i capitoli iniziali. Ciò che colpisce sin dalle prime pagine non è il contenuto delle chat e le malelingue che si prodigano in gravi offese riservate all’uomo del ponte, ma il rapporto tra gli appartenenti al gruppo e la politica. Quest’ultima dovrebbe essere intesa come attività di governo del Paese volta a promuovere condizioni di vita sostenibili, cioè in grado di assicurare il soddisfacimento delle necessità attuali dei cittadini, non omettendo, in ogni settore, di fare programmi che guardino ai bisogni delle nuove generazioni. Dallo scambio di messaggi WhatsApp traspare, invece, l’ossessione di sbagliare le proprie scelte politiche, ma non in funzione di un eventuale contrasto tra queste e gli interessi della comunità che per espressa previsione costituzionale detiene il potere, ma a causa del terrore di perdere consenso politico, quindi poltrona e potere. Ecco che, ad esempio, Giorgia Meloni si preoccupa che Salvini possa chiamare blocco navale la chiusura dei porti, un suo chiodo fisso irrealizzabile. Non per niente gli sbarchi nel 2023 sono aumentati del 50% in più rispetto al 2022 e di oltre il 130% se si guarda al 2021. Disastrosa risulta anche la scelta dell’attuale governo di creare un centro migranti in Albania, una decisione disumana e per nulla attinente a un’italiana, donna, madre e cristiana. Costruito a spese dei contribuenti ha sperperato, al momento, una cifra vicina ai 650 milioni di euro divenendo, tra l’altro, un mezzo utilizzato dell’esecutivo contro la magistratura. Quest’ultima, in linea di principio, esercita correttamente la giurisdizione solo quando i suoi provvedimenti non intralciano l’operato del governo, altrimenti appartiene a questa o quella corrente di sinistra. Sempre i soliti poveri comunisti (è bene ribadirlo).

Trattando dell’ambiente, quindi di ecologia, Giorgia Meloni è certa che «non c’è un’ecologista più convinto di un conservatore»** e pronuncia il suo si, convinto, per il referendum pro abrogazione della legge che consentiva nuove trivellazioni nell’Adriatico (anno 2016, Renzi al governo) considerate un aiuto alle grandi lobby e una fonte d’inquinamento:«Domani andrò a votare al referendum sulle trivelle e voterò sì. Rivolgo un appello ai cittadini: non fate passare sottotraccia un referendum molto importante per la qualità del nostro ambiente e la difesa del nostro mare. Non andare a votare, come invita a fare Renzi, sarebbe un aiuto ad alcune grandi lobby che sono legate a questo Governo». Questa posizione, apparentemente solida, cambia nel giro di qualche anno fino quando, il 25 ottobre 2022, nel corso delle dichiarazioni programmatiche alla Camera dei deputati, afferma:«I nostri mari possiedono giacimenti di gas che abbiamo il dovere di sfruttare appieno».

Ciò che indispone non è il mutamento di opinione, a volte ritornare sui propri passi è una scelta intelligente, ma l’atteggiamento ambiguo quando, in prossimità del voto in Abruzzo e Basilicata (2019), uno degli attuali ministri del governo Meloni afferma che è meglio, a prescindere dalle diverse convinzioni sull’argomento dei singoli appartenenti al partito, non pronunciarsi a favore o contro nuove trivellazioni. Detto con altri termini, c’è il pericolo di perdere consensi, quindi, silenzio sul tema e una volta al potere facciamo come ci pare. Questo modo procedere appartiene, probabilmente, a una parte di politica che è capace di prendere decisioni nell’interesse generale solo quando queste sono popolari e, pertanto, non minano l’interesse del partito. Dico probabilmente perché ho il sentore (è ironico) che gran parte della politica si muova su questa linea di pensiero, sia per mantenere i propri privilegi e rispondere alle pressanti richieste di gruppi di potere, sia perché solo un’esigua minoranza di cittadini, sentendosi parte integrante dello Stato, è disposta a rinunciare a parte dell’interesse personale in favore di quello generale. Ecco che l’annunciata meritocrazia della destra al governo diviene familiocrazia e la politica una spartizione di ruoli istituzionali che spesso prescinde dalle reali competenze.

Riassumendo, i primi capitoli illustrano un partito stretto nelle mani della Meloni e una ricerca di consensi non strumentali all’attività politica a favore della collettività. Ritornando al libro di Giacomo Salvini, non posso che consigliare di leggerlo.

Ricordo, infine, il pensiero di Giorgio Gaber, segno che il passare del tempo non ha mutato la classe politica:”(…) Ritengo che in Italia siano i cittadini al servizio dei partiti e non i partiti al servizio dei cittadini. Quindi, questo strapotere dei partiti mi vede assolutamente contrario e considero che in linea di massima la politica sia quasi esclusivamente un gioco di potere e i cittadini massa di manovra. Ecco perché non voto”.  

 

*Giacomo Salvini, Fratelli di chat – Storia segreta del partito di Giorgia Meloni, Roma, ed. PaperFIRST, 2025, pag. 79. 

**ibidem pag. 79

 

 

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