Cos’è per Te il femminismo? – marzo 1980
Qualche giorno fa ero da un’amica, mi aveva chiesto aiuto per traslocare, stava cambiando casa. In una delle pause, tra un sorso di the e l’altro, mi ha mostrato alcune foto di quando frequentava il liceo scientifico. Nella scatola, un vecchio contenitore metallico di una colomba pasquale, ha trovato anche la brutta copia di un compito in classe scritto da lei quando frequentava la prima liceo. Ho chiesto il permesso di leggerlo e mi è stato accordato. Mi è piaciuto, così, col suo permesso, ho deciso di pubblicarlo. Buona lettura.
Già da bambine veniamo educate a reprimere, in ogni ambito sociale, il nostro spirito d’iniziativa. Il nostro ruolo, sembrano volerci dire, sarà quello di moglie e madre. Non per niente ci regalano bambole e carrozzine, pupazzi e vestitini. Ricordo ancora, avevo dieci anni, quanto mi piaceva il trenino che i miei genitori regalarono a mio fratello, lui poteva fare il capostazione, io no. Io, un domani, avrei dovuto sfornare figli, come una coniglia. Vivo con i miei genitori e vedo quello che fa mia mamma per noi, la sua è una vita di sacrificio dedicata alla famiglia, con un marito geloso al punto da controllarle il respiro. Mia madre non ha orari, non ha ferie, non può scioperare o ammalarsi, non ha stipendio, non può guidare la macchina, a volte non ha neanche il rispetto di mio padre, vive dell’amore dei figli e ha diritto al vitto e all’alloggio. Anche le mie amiche, tutte appartenenti a famiglie numerose, mi raccontano che la loro madre vive senza riposo, perennemente impegnata a lavare i panni, cucinare e rassettare casa, finisce da una parte e ricomincia dall’altra. E’ questo il ruolo della donna o è arrivato il momento di ribellarsi, di cambiare le cose? Se famiglia vuol dire unione di due persone che si amano, allora si deve collaborare, ci si devono dividere i compiti, bisogna che entrambi si possano realizzare, ci deve essere parità di diritti e doveri.
Nel periodo adolescenziale, quello che io sto attraversando, la libertà delle ragazze viene limitata ancora di più con il pretesto che quel che si addice a un ragazzo non va bene per una ragazza. Mio padre controlla ogni mio singolo passo, ha le sue sentinelle personali che gli riferiscono chi frequento, dove vado, quando e se esco, se fumo sigarette o meno, se bevo alcol, insomma, ogni minimo particolare. Quando sarò adulta cambieranno le cose? Dipenderà da me, ma il femminismo non riguarda la singola donna, ma la totalità delle donne. Non voglio avere un ruolo complementare, essere costretta a sacrificare ogni ambizione personale per il bene di un marito o dei figli. Non voglio essere un’emarginata, relegata in casa dove a comandare è l’uomo, il capo famiglia. Non è la vita che desidero, non è quella che mi aspetto. Ancora oggi ci sono molte cose che una donna non può fare, perché la gente troverebbe subito da ridire. Chi è la gente? Per me, adesso, sono le pettegole del mio paese, quelle che sanno tutto di tutti, quelle che sono sottomesse ai loro uomini e non lo sanno, quelle che continuano a favorire il potere del maschio riferendogli ciò che fanno le loro figlie. Nei piccoli paesi come il mio le ragazze sono perennemente controllate, invece i ragazzi fanno ciò che gli pare, anche la bestemmia è normale e la gente non ci trova niente da dire. La donna per l’uomo è una sorta di oggetto, bello da esporre, quando è bello, altrimenti è da evitare come la peste. Cos’é il femminismo? Per me rappresenta una vera rivoluzione culturale che non verrà a compimento finché non ci sarà parità di diritti tra i sessi. Ci vorrà tempo, l’unica strategia è quella essere di unite, fino alla vittoria*.
*Compito in classe redatto nell’anno 1980 nella prima classe di un liceo scientifico. Per gentile concessione di B.P..
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