Io sono Giorgia!
Come cittadino mi sento impotente e furente davanti a tanta disinformazione, al tentativo di far apparire, sempre e comunque, la magistratura come un organo implicato in questioni politiche volte a far cadere questo o quel governo. Raccontano che i magistrati non sono soggetti alla legge e hanno la libertà di gestire come meglio gli aggrada la giurisdizione. Oggi il telegiornale del primo canale RAI ha aperto l’edizione prandiale affermando che Giorgia Meloni, attuale Presidente del Consiglio, accusa i giudici invitandoli, se vogliono fare politica, a candidarsi. La maggior parte dei mezzi di comunicazione di massa battono la grancassa rilanciando il messaggio, ma lo facevano anche nei giorni scorsi pubblicando notizie imprecise o menzognere rispetto a precise disposizioni legislative. Vari galoppini urlano e scalpitano indignati per la lesa maestà. Cos’è accaduto? Vediamolo insieme.
Premessa: L’art. 96 della Costituzione Italiana recita:”Il Presidente del Consiglio dei Ministri ed i Ministri, anche se cessati dalla carica, sono sottoposti, per i reati commessi nell’esercizio delle loro funzioni, alla giurisdizione ordinaria, previa autorizzazione del Senato della Repubblica o della Camera dei deputati, secondo le norme stabilite con legge costituzionale”.
La legge costituzionale n. 1 del 16 gennaio 1989, all’art. 6 dispone:” 1. I rapporti, i referti e le denunzie concernenti i reati indicati dall’articolo 96 della Costituzione sono presentati o inviati al procuratore della Repubblica presso il tribunale del capoluogo del distretto di corte d’appello competente per territorio. 2. Il procuratore della Repubblica, omessa ogni indagine, entro il termine di quindici giorni, trasmette con le sue richieste gli atti relativi al collegio di cui al successivo articolo 7, dandone immediata comunicazione ai soggetti interessati perché questi possano presentare memorie al collegio o chiedere di essere ascoltati”.
Riepilogando, il procuratore della Repubblica Francesco Lo Voi ha agito correttamente comunicando la notizia di reato ricevuta, senza svolgere indagini, al collegio di cui all’art. 7 della legge costituzionale n. 1 del 16 gennaio 1989; contestualmente, nel rispetto del citato art. 6, ne ha dato comunicazione agli interessati. Fine della premessa.
Cos’ha detto Giorgia Meloni? Nel suo canale ufficiale su Instagram ha sostenuto quanto segue (riporto il suo discorso dividendolo, per comodità, in due parti):
Giorgia, parte 1 “La notizia di oggi è questa, il procuratore della Repubblica Francesco Lo Voi, lo stesso, diciamolo, del fallimentare processo a Matteo Salvini per sequestro di persona, mi ha inviato un avviso di garanzia, per i reati di favoreggiamento e peculato in relazione alla vicenda del rimpatrio del cittadino libico Almasri”. Avviso di garanzia che è stato inviato anche ai ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, e al sottosegretario Alfredo Mantovano. Presumo al seguito di una denuncia che è stata presentata dall’avvocato Luigi Ligotti ex politico di sinistra molto vicino a Romano Prodi, conosciuto per aver difeso pentiti del calibro di Buscetta, Brusca e altri mafiosi.
Commento: E’ grave che il presidente del Consiglio non sappia cos’è un avviso di garanzia, che non ha nulla a che vedere con la comunicazione che, per legge e senza svolgere alcuna indagine, il procuratore della Repubblica Lo Voi gli ha inviato. L’avviso di garanzia è un atto emesso a garanzia dell’indagato, atto col quale, ex art. 415 bis c.p.p., gli si attribuiscono una serie di diritti e facoltà una volta concluse le indagini preliminari. Giorgia Meloni, al contrario, ha ricevuto una comunicazione d’iscrizione nel registro degli indagati, diritto che i comuni mortali non hanno, può accadere, infatti, di essere iscritti nel registro e di non venirne mai a conoscenza. La comunicazione, quindi, è emessa a garanzia della stessa Giorgia Meloni e in considerazione della funzione da lei svolta, affinché possa, sin da subito, presentare memorie e chiedere di essere ascoltata. Anche l’avv.to Giuseppe Conte, allora Presidente del Consiglio, e altri ministri vennero iscritti nel registro degli indagati in seguito a una serie di denunce presentate nel periodo della pandemia da covid. Anche a loro venne data comunicazione dell’iscrizione, ma nessuno di loro attaccò la magistratura, al contrario si dichiarano da subito disponibili a fornire ogni elemento utile alle indagini. C’è, evidentemente, un diverso senso delle istituzioni, quindi del sistema democratico.
Giorgia Meloni non si è accontentata di comunicare ai suoi follower, e a chiunque altro abbia avuto accesso al suo canale Instagram, di aver ricevuto un avviso di garanzia, ma ha, di fatto, cercato di delegittimare il pubblico ministero accusandolo di essere protagonista del, a suo dire, fallimentare processo a Matteo Salvini per sequestro di persona (c.d. Open Arms, per il quale è stato assolto con formula piena). Solo che Giorgia dimentica che il nostro sistema processuale è di tipo accusatorio, pertanto il pubblico ministero è una parte che opera, sempre, davanti a un giudice terzo e imparziale. Il sistema processuale non è perfetto, ma è garantista ed è attualmente il sistema migliore che conosciamo, in esso si riconoscono le maggiori democrazie mondiali. Se ha alternative da proporre si faccia avanti, ricordando, però, che la magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere, compreso quello esecutivo.
Giorgia avrebbe potuto tacere affidandosi alla magistratura, oppure ricordare che il procuratore della Repubblica di Roma Francesco Lo Voi ha alle spalle una carriera specchiata, nel corso della quale, ad esempio, ha lavorato anche con magistrati del calibro di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, facendo arrestare i capi di varie cosche mafiose. Un velato tentativo delegittimatorio ha riguardato anche l’avv.to Luigi Ligotti, che secondo la Meloni avrebbe presentato le denunce contro di lei e gli altri ministri; non poteva mancare, il riferimento a Ligotti ex politico di sinistra molto vicino a Romano Prodi e, soprattutto, il suo accostamento, quale difensore, a “pentiti del calibro di Buscetta, Brusca e altri mafiosi”. L”avvocato, però, ha militato per anni anche negli ambienti della destra italiana e non si è limitato a difendere solo mafiosi – che per quando possa dispiacere a Giorgia, che evidentemente non ha idea dei principi del giusto processo, hanno il diritto di difendersi ed essere assistiti da un difensore – ma è stato, ad esempio, avvocato di parte civile nel processo per la strage di Piazza Fontana, si è occupato del processo sul caso Moro e dell’omicidio del commissario Luigi Calabresi.
Giorgia, parte 2 “Ora, i fatti, ne abbiamo parlato in questi giorni, sono abbastanza noti, la Corte penale internazionale dopo mesi di riflessione emette un mandato di arresto internazionale nei confronti del capo della polizia giudiziaria di Tripoli, curiosamente la Corte lo fa quando questa persona stava per entrare sul territorio italiano dopo che aveva serenamente soggiornato per circa dodici giorni in altri tre Stati europei. La richiesta di arresto della Corte penale internazionale non è stata trasmessa al Ministero italiano della giustizia, come invece è previsto dalla legge, e per questo la Corte d’appello di Roma decide di non procedere alla sua convalida. A questo punto, con questo soggetto libero sul territorio italiano, piuttosto che lasciarlo libero, noi decidiamo di espellerlo e rimpatriarlo immediatamente per ragioni di sicurezza con un volo apposito come accade in altri casi analoghi. Questa è la ragione per la quale la Procura di Roma oggi indaga me, il sottosegretario Mantovano e due ministri. Allora, io penso che valga oggi quello che valeva ieri, non sono ricattabile, non mi faccio intimidire, è possibile che per questo, diciamo così, sia invisa a chi non vuole che l’Italia cambi e diventi migliore. Ma anche e soprattutto per questo intendo andare avanti per la mia strada, a difesa degli italiani, soprattutto quando è in gioco la sicurezza della Nazione, a testa alta e senza paura.
Commento: Giorgia, nella prima parte dell’intervento, lascia intendere che c’è una sorta d’intrigo internazionale, sul quale non precisa chi è coinvolto, in forza del quale il mandato d’arresto è stato emesso quando il cittadino libico si trovava sul territorio italiano. Subito dopo sostiene che la richiesta d’arresto non è stata trasmesso al Ministero della Giustizia (v. art. 2 comma 1, legge n. 237 del 20 dicembre 2012), pertanto la Corte d’appello non l’ha convalidata. Omette però di riferire che, ipotizzando che la procedura d’arresto sia stata irrituale, il ministro Nordio è stato avvisato dell’accaduto dalla procura della Repubblica di Roma in data 20 gennaio 2025, immediatamente dopo aver ricevuto gli atti dalla Questura di Torino, luogo dell’arresto. Successivamente a tale avviso il ministro della Giustizia non ha fatto pervenire nessuna richiesta alla procura della Repubblica di Roma, salvo comunicare con una nota del 21 gennaio 2025, riportata sul sito gnewsonline.it (quotidiano del Ministero della Giustizia – 31 gennaio 2025, ore 15.50), che: “È pervenuta la richiesta della Corte Penale Internazionale di arresto del cittadino libico Najeem Osama Almasri Najeem. Considerato il complesso carteggio, il Ministro sta valutando la trasmissione formale della richiesta della CPI al Procuratore generale di Roma, ai sensi dell’articolo 4 della legge 237 del 2012”.
Mentre il ministro Nordio studiava la pratica il comandante Najeem Osama era in procinto di essere accompagnato in Libia con un apposito volo e l’utilizzo di un aereo dei servizi segreti, fatto avvenuto nel pomeriggio del 21 gennaio u.s.. Perché? Per ragioni di sicurezza nazionale, sostiene Meloni. Detto con altre parole, ragioni di sicurezza nazionale hanno spinto il governo a rimpatriare un pericoloso criminale, su quale pende un mandato d’arresto della Corte Penale Internazionale, accusato per fatti accaduti in Libia “nel periodo dal febbraio 2015 circa al 2 ottobre 2024 almeno” di crimini contro l’umanità, attentati alla dignità personale come crimine di guerra, trattamento crudele quale crimine di guerra, tortura come crimine di guerra e come crimine contro l’umanità, altri atti inumani costituenti crimine contro l’umanità, violenza sessuale come crimine di guerra e come crimine contro l’umanità, lo stupro come crimine di guerra e come crimine contro l’umanità, omicidio e tentato omicidio come crimine di guerra e come crimine contro l’umanità, comminazione di sentenze senza previo giudizio pronunciato da un tribunale regolarmente costituito quale crimine di guerra, la riduzione in schiavitù come crimine contro l’umanità, la schiavitù sessuale come crimine di guerra e come crimine contro l’umanità, la persecuzione come crimine contro l’umanità (v. Corte Penale Internazionale, n. ICC-01/11 del 18 gennaio 2015). Questo soggetto, riportato a casa e accolto dai sui uomini in festa, potrà così proseguire indisturbato a delinquere quale direttore del carcere-lager di Mitiga.
Infine, Giorgia afferma che per le ragioni che precedono la procura della Repubblica di Roma ha indagato Lei, un sottosegretario e due ministri. Però, aggiunge subito dopo, io non sono ricattabile e non mi faccio intimidire, ma non spiega chi vuole intimidirla e chi la ricatta. Il presidente del Consiglio, se sotto ricatto, dovrebbe denunciare chi la intimidisce e ricatta, facendo nomi e cognomi, altrimenti siamo difronte al sempiterno vittimismo dal quale si può guarire affrontando i problemi e assumendosi le proprie responsabilità. E poi, come vuole cambiarla in meglio l’Italia? Rilasciando pericolosi criminali e riconducendoli sul luogo dei delitti? Gli stessi che, così urlava nelle piazze, prometteva di voler combattere in tutto il globo terraqueo. O vuole cambiare il Paese creando inutili scontri tra poteri dello Stato? Diciamo la verità, col senno di poi, Giorgia, ti conveniva prendere esempio dall’avvocato Giuseppe Conte, mantenendo i toni bassi e collaborando con la magistratura senza paura e ricordando che non tutti gli italiani sono analfabeti funzionali.
Se governare richiede, a volte, scelte difficili che possono contrastare con i principi morali comuni, allora più che mai bisogna assumersi la responsabilità delle proprie azioni, senza inventare teoremi e occultare la verità. In questa vicenda ci sono questioni che toccano il cuore e non possono essere dimenticate, una di queste è la sofferenza che quel rimpatrio continuerà a causare, un’altra è l’idea dell’affidabilità delle istituzioni italiane nel mondo. Meloni insiste, il popolo è con me, quasi ad affermare che ciò la legittima a sostituirsi ai magistrati nell’applicazione della legge.