Mussolini ha dato vita al sistema previdenziale?

E’ vero che i pensionati italiani devono ringraziare Benito se oggi si godono la pensione per raggiunti limiti di età o per malattia? E’ falso! Il sistema previdenziale nasce ben prima della dittatura fascista. Uno dei primi esempi* di previdenza può essere ricondotto alla legge n. 30 del 28 luglio 1861**, con la quale vennero istituiti cinque “Corpi morali” sotto la denominazione di Cassa degli invalidi della marina mercantile, con sede nelle città di Genova, Livorno, Napoli, Palermo ed Ancona. Lo scopo della legge era quello di a) “accordare pensioni o sussidi agli invalidi inscritti nelle matricole della gente di mare, che hanno retribuito alla cassa, alle loro vedove ed orfani”; b) “accordare soccorsi alla gente di mare navigante sotto la bandiera nazionale che si trovi priva di risorse sotto il peso di avvenimenti gravi ed imprevisti”. Il fondo di ciascuna cassa era composto, tra l’altro, dalla retribuzione imposta agli equipaggi dei bastimenti nazionali nella tabella annessa alla medesima legge.

Con la legge n. 1731 del 20 aprile 1864, pubblicata sulla gazzetta ufficiale n. 95/1864, che attribuiva agli impiegati civili il diritto alla pensione al compimento di 40 anni di servizio o 65 di età con 25 anni di servizio, nasce l’embrione di quella che sarà, trascorsi 55 anni, la Cassa nazionale per le assicurazioni sociali. Seguiamo l’evoluzione legislativa: la legge n. 279 del 15 giugno 1893 (G.U. n. 141 del 18 giugno 1893) al Titolo II disciplinava le disposizioni sulle pensioni per gli impiegati civili e militari; seguì il “Testo unico delle leggi sulle pensioni civili e militari” approvato con regio decreto n. 70 il 21 febbraio 1895 (G.U. n. 70 del 23 marzo 1895) il cui scopo era quello di raccogliere e coordinare le leggi in materia pensionistica. Con la legge n. 350 del 17 luglio 1898 la previdenza sociale mosse ulteriori passi avanti, nacque la “Cassa Nazionale di previdenza per l’invalidità e per la vecchiaia degli operai”; era un’assicurazione volontaria finanziata con i contributi a carico dei dipendenti e, in parte, dello Stato e da altro libero contributo degli imprenditori. Il 21 aprile 1919, con il decreto legge Luogotenenziale n. 603, si diede vita all’assicurazione generale obbligatoria contro l’invalidità e la vecchiaia, per le persone di ambo i sessi, che prestavano la loro opera alle dipendenze di altri; venne così istituita la Cassa nazionale per le assicurazioni sociali (CNAS). Fu il tassello cardine del sistema previdenziale pubblico italiano – che si aggiunse allo schema preesistente per i dipendenti dello Stato, istituito dal 1864 (vedi sopra) – attribuendo il diritto alla pensione di vecchiaia e invalidità a tutti i lavoratori. L’art. 1 disponeva :“È obbligatoria l’assicurazione contro la invalidità e la vecchiaia per le persone di ambo i sessi che hanno compiuta l’età di 15 anni e non superata quella di 65 anni, e che prestano l’opera loro alle dipendenze di altri nelle seguenti qualità: 1. operai, garzoni, apprendisti, inservienti, assistenti, commessi, sorveglianti ed impiegati delle industrie, dei commerci, dell’agricoltura, comprese la caccia e la pesca, dei pubblici servizi, delle professioni liberali, compresi i maestri ed istitutori privati, e coloro che lavorano a domicilio per conto di altri;  2. domestici e persone addette sotto qualsiasi denominazione ai servizi privati. Fra le persone contemplate nel n. 1 del presente articolo sono compresi i mezzadri e gli affittuari che prestano abitualmente opera manuale nelle rispettive aziende. Gli stranieri che lavorano nel Regno in una delle categorie indicate nel presente articolo sono soggetti all’obbligo dell’assicurazione secondo le norme del presente decreto: essi però non sono ammessi a godere delle quote di integrazione dello Stato se non nel caso in cui uno speciale accordo con il loro paese di origine abbia assicurato ai cittadini italiani un trattamento di reciprocità”. 

Cosa fece Mussolini? Con il regio decreto n. 915 del 27 aprile 1923 venne soppresso, tra l’altro, il Ministero del lavoro e della previdenza sociale, le cui funzioni, nelle more della devoluzione degli uffici e dei servizi ai ministeri competenti, vennero attribuite al presidente del Consiglio dei ministri. Il duce, quindi, diede il via ad una vera e propria attività di accentramento del potere, posizionando ai vertici della CNAS, uomini di propria fiducia. Nel 1933, con il regio decreto-legge n. 371, vennero emanate disposizioni per il coordinamento degli organi amministrativi della Cassa nazionale per le assicurazioni speciali, che assunse la denominazione di INFPS – Istituto nazionale fascista della previdenza sociale. Questo fu il culmine dell’operazione di appropriazione delle strutture previdenziali, e il termine fascista inserito nell’acronimo INFPS “fu un tentativo propagandistico di impossessarsi di quello che nei fatti era stato il frutto di decenni di contrattazioni e lotte sindacali, di riforme di governi liberali e di iniziative delle associazioni di categoria dei lavoratori. (…) Con questa decisiva riforma il fascismo non inventò la previdenza il Italia: se ne impossessò, semplicemente***“. 

*La prima cassa di previdenza marinara venne istituita durante il Regno d’Italia, quando il decreto 8 giugno 1811 creò la Caisse des invalides de la marine. Nel 1816, con la Restaurazione sabauda, venne mantenuta l’istituzione con il nome di Cassa invalidi della marina, rivolta sia alla marina militare che alla mercantile. Con regio decreto del 10 agosto 1823 la Cassa assorbiva il patrimonio del Magistrato per il riscatto degli schiavi, antica magistratura nata nel XVI secolo in favore dei naviganti, a sua volta trasformata nel 1815 nella Pia giunta per la redenzione degli schiavi. Nel 1851, con la legge del 26 giugno n. 1210, la Cassa invalidi venne soppressa e sostituita con la Cassa di risparmio e beneficenza per gli invalidi della Marina mercantile. Nel 1861 con la L. 28 luglio, erano istituite cinque Casse invalidi per la Marina mercantile a Genova, Livorno, Napoli, Palermo e Ancona, enti che nel 1913 costituirono il nucleo della Cassa nazionale di previdenza marinara. (fonte: https://siusa-archivi.cultura.gov.it – 23 novembre 2024 ore 11.19).

**Tutti i riferimenti legislativi indicati nell’articolo sono consultabili sul sito web www.normattiva.it.

***Francesco Filippi, Mussolini ha fatto anche cose buone, Le idiozie che continuano a circolare sul fascismo, Bollati Boringhieri editore, Torino, 2019, pag. 11.

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